Lula critica Maduro, Trump e Bolsonaro (alla guida di una 'banda di pazzi')

L'ex presidente di sinistra del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, ha criticato le politiche economiche imposte da Nicolás Maduro durante il suo mandato e le ha descritte come un errore. Ha anche criticato la posizione del governo brasiliano nel riconoscere Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela. In un'intervista nel carcere di Curitiba, dov'è detenuto, rilasciate ai quotidiano "El Pais" di Spagna e "Folha de Sao Paulo" del Brasile, Lula (nella foto d'apertura e nel video a destra) ha detto: "Ovviamente, non sono d'accordo con la politica economica del Venezuela, penso che sia un errore. Ma sono ancora meno d'accordo con il Brasile che riconosce Guaidó". Una posizione simile a quella dell'Italia.

 

"Cordiali saluti, che piccola vergogna - prosegue il leader del Partito dei lavoratori (Pt) a cui è stato impedito di potersi ricandidare, con buone probabilità di successo contro Bolsonaro, stando ai sondaggi - "Hanno portato il Brasile al più basso livello di politica estera che abbia mai visto in vita mia. E dopo che l'imbarazzo di dire che avrebbero mandato un camion di cibo e ha inviato due camion vuoti ... ognuno si preoccupa per il loro business e lasciare che il popolo del Venezuela scelga democraticamente il proprio leader. Se vogliono andare in strada per rovesciare il governo, che escano, ma è il popolo, e non Donald Trump, che deve rovesciare il governo del Venezuela". Lula dimentica che l'opposizione venezuelana è stragrande maggioranza nel Paese e che Maduro, non avendo mai avuto il consenso che aveva lui quando governava il Brasile ma anche quello del predecessore chavista Hugo Chavez, se lo è ripreso con un'elezione giudicata dentro e fuori il paese illegittima. Elezione in cui l'opposizione non ha potuto partecipare.

 

 

Lula è stato condannato a 12 anni, pena poi ridotta a otto, di prigione per corruzione. "Sono ossessionato dallo smascherare Sergio Moro", il giudice del processo che l'ha condannato e che ora è ministro della Giustizia del presidente Jair Bolsonaro (nella foto a sinistra con Moro). Per Lula, Bolsonaro è alla guida di "una banda di pazzi". ma che anche dal carcere, con i suoi avvocati e compagni di partito, è imèpegnato tutti i giorni per "smascherare chi mi ha condannato. Mi possono imprigionare per 100 anni, ma non cambierò la mia dignità per la mia libertà. Voglio dimostrare che tutto è una farsa ".

Anzi, se uscirà si ripresenterà alle elezioni, nonostante i suoi 73 anni attuali: "Gli scienziati dicono che gli uomini possono vivere 120 anni - ha ricordato -  e che la Chiesa insegna che i vecchi di 75 anni vadano in pensione per lasciare spazio ai giovani. Ma vedo anche che negli Stati Uniti tanta gente si presenta a 78-79 anni". Certo, nonostante i suoi detrattori, gran parte del popolo brasiliano povero non dimentica che con Lula al potere si stava meglio e il Brasile ha conosciuto il boom economico. Si stava meglio anche rispetto alla compagna Dilma Rousseff a cui ha ceduto il testimone. Per questo Lula è consapevole che solo con lui il Pt tornerà a vincere le elezioni. Democraticamente e non come in Venezuela. La sinistra democratica alla Lenin Moreno (Ecuador) o alla Pedro Sanchez (Spagna) sa discernere fra i compagni bravi e quelli somari alla Maduro.  

 

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