Cuba, domenica referendum su nuova Costituzione: libero mercato e proprietà privata

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Cuba voterà domenica 24 febbraio nel referendum sulla nuova Costituzione, che rimpiazzerà quella in vigore dal 1976. Una Carta aggiornata a livello economico ma che secondo i critici non allenta i vincoli politici di quella precedente, come il partito unico (comunista) e l'elezione indiretta del presidente della Repubblica.
Di fatto, la nuova Costituzione riconosce l'esistenza del mercato, la proprietà privata e gli investimenti esteri pur senza rinunciare all'obiettivo di una società socialista. Sul piano politico introduce solamente il limite di mandato presidenziale, che sarà - nel dopo Fidel Castro presidente quasi a vita, sostituito da fratello Raul Castro - quinquennale e rinnovabile una sola volta. Stralciata dalla riforma costituzionale la possibilità del matrimonio gay, bocciata dal popolo nelle consultazioni che hanno preceduto la stesura del quesito referendario.

Scontata la vittoria del "sì": la campagna elettorale del "no" praticamente non esiste (nella foto di Marco Gargiulo, un manifesto referendario). Nel passato fine settimana hanno votato i cubani residenti all'estero, ma solamente il personale diplomatico e i membri delle missioni cubane: un totale assai ridotto (appena lo 0,1% in Spagna, per esempio: una novantina di persone sui circa 150mila residenti) rispetto ai circa due milioni di cubani della diaspora, la maggior parte dei quali negli Stati Uniti. Una decisione che ha suscitato l'irritazione di molte comunità cubane, i cui rappresentanti hanno sottolineato di avere tutto il diritto di pronunciarsi sulla nuova Costituzione.

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